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Il vulcano, l’artista e l’oceano: Lanzarote

Ci sono stata anni fa e avevo già capito che in questo posto avrei lasciato un pezzettino di me. Sono tornata e ne ho avuto la conferma. Lanzarote è l’isola della mia fantasia di viaggio: potenza senza confini di una Natura selvaggia.

Dichiarata Riserva della biosfera dall’UNESCO, il paesaggio è quasi surreale. Bisogna abituarsi alle lunghe distese di terra nera, ricordi di una eredità vulcanica ancora viva. Un’isola così piccola da poterla percorrere in poche ore, ma ogni luogo ha il suo tempo e non è questo lo spirito di Lanzarote. Non è un’isola per una fugace vacanza.

Lanzarote è stata l’amore di un artista spagnolo, César Manrique, il quale è riuscito a condensare l’armonia della Natura con opere di incantevole bellezza. Inutile dire che solo queste meritano un viaggio.

La sua casa, diventata ora la Fundaciòn César Manrique, è un incontro di lava e roccia, chiaro e scuro, da cui è stato ricavato un ambiente a dir poco caratteristico. La Natura stessa è protagonista di Jameos del Agua e Cueva de Los Verdes, due caverne vulcaniche in cui luci, riflessi e acqua giocano a rincorrersi.

Senza dimenticare Mirador del Rìo, da cui si gode il panorama sulla preziosa isola de La Graciosa, del Jardin de Cactus e del Ristorante del Diablo nel Parco Nazionale Timanfaya, forse l’espressione più concreta della sinergia che si respira sull’isola.

Ma non è di questo che voglio parlare. Lanzarote mi ha colpita soprattutto per i suoi ritmi lenti, il suo paesaggio costantemente calmo, i suoi colori inquieti e antitetici, la sua capacità di passare dal caos di Puerto del Carmen alla pace irreale delle calette.

E come ogni isola, è dominata dall’oceano. La sua forza si scaglia senza paura lungo le rocce frastagliate della costa e arriva con calore materno alla spiaggia dei surfisti. Famara: il mio vero amore.

La si può raggiungere con una sola strada e non ci si accorge neanche di essere capitati in un centro abitato. Anche qui un artista non avrebbe potuto fare meglio: le case sono bianche, basse, con tocchi di colore dal blu al rosso. Un supermercato, un paninaro, due localini per la birra serale e piedi scalzi.

La vera protagonista è lei: la scogliera del Risco che veglia fiduciosa sui surfisti che entrano -correndo come al solito- nell’oceano. Sembrano non percepire il brivido di gelo al contatto con l’acqua, ma c’è. E si impossessa in un attimo del corpo, scorrendo dentro la muta senza pietà. E’ la voglia di stare in acqua, prima di ogni altra cosa, a essere più forte di tutto. L’oceano diventa così il compagno di giochi, in un continuo scambiarsi di onde e trick.

Basta aspettare il tramonto per cogliere tutto ciò che questo luogo riesce a trasmettere. Il cielo si tinge di arancio, il sole si nasconde dietro l’orizzonte e lascia solo il ricordo nel riflesso della marea che sale. Gli schiamazzi del giorno e le urla di gioia per un’onda presa bene si acquietano per lasciare spazio alla pace.

La maggior parte degli spot hanno un fondale costituito da roccia lavica, spesso tagliente. Naturalmente questi luoghi sono consigliati a surfisti molto esperti. Si trovano a nord, sia sulla costa ovest che quella est.
Famara, accanto alla scogliera del Risco e davanti alla Graciosa, è una delle spiagge più note per le persone alla prima esperienza con il surf. Il fondale sabbioso perdona ogni caduta e tecnica sbagliata. Attenzione però al vento forte e alla potente corrente oceanica.

Nonostante il paesino sia molto piccolo, ci sono diversi surf camp. Io avevo scelto Calima Surf per i prezzi assolutamente competitivi. La Surf House era pulita, ampia e a pochi passi dalla spiaggia. Per non parlare del terrazzo con vista sul mare: un gioiello.

Per altre informazioni su Lanzarote potete visitare il sito della mia amica Farah, Viaggi nel Cassetto.